Indice degli argomenti
Sifilide, cos’è?
Anche nota come lue (dal greco λύω = sciolgo), la sifilide è una delle malattie sessualmente trasmissibili più comuni e diffuse.
Tuttavia, sebbene sia considerata principalmente come una MTS, questa patologia si piò contrarre anche in altri modi, anche se al giorno d’oggi è molto più comune che il contagio avvenga per via diretta attraverso il rapporto sessuale non protetto con una persona infetta.
Il batterio che è all’origine della sifilide è un batterio dell’ordine delle spirochete, il Treponema pallidum: ad una normale analisi al microscopio, esso è riconoscibile perché si presenta come un minuscolo filamento a forma di spirale, che fu scoperto per la prima volta nel 1905 ad opera di Fritz Schaudinn e Erich Hoffmann.
Anche se i nomi dei due ricercatori vanno oggi associati alla sifilide per averne identificato il batterio, non sono gli unici nomi importanti legati a questa patologia: un altro nome, quello di August von Wassermann, va ricordato in questo caso, perché egli fu il primo ad aver trovato un metodo biologico per effettuare una diagnosi precisa di questa patologia.
Come abbiamo detto, si tratta di una malattia sessualmente trasmissibile, ma molti anni fa, era possibile contrarre questa patologia infettiva anche attraverso le trasfusioni di sangue infetto; oggi, grazie ai controlli sempre più accurati effettuati sul sangue, è quasi del tutto impossibile contrarre la sifilide in questo modo, ma rimangono comunque attuali la trasmissione sessuale e la trasmissione dalla madre al feto.
Un po’ di storia sulla sifilide
I primi casi di sifilide ad oggi conosciuti furono quelli del XVI secolo: il batterio fu identificato dai due studiosi Fritz Schaudinn e Erich Hoffmann nel 1905, e si pensa che questa malattia sia stata importata dalle Americhe dopo i primi viaggi degli spagnoli.
La malattia ebbe un’incidenza elevata in quel periodo: la sua insorgenza fu elevata fino al 1800, anno in cui iniziò a calare, per poi ripresentarsi in due fasi, la prima dopo la Prima guerra mondiale, e la seconda dopo la seconda guerra mondiale.
In questo secondo caso, però, fu più semplice debellare la malattia perché nel frattempo erano state portate avanti delle metodiche di diagnosi più accurate e precise, e vi era anche un trattamento più adeguato, a base di antibiotici.
Oggi, la sifilide è considerata la seconda malattia sessualmente trasmissibile dopo l’AIDS: essa colpisce, ogni anno, circa 12 milioni di persone ed ha un elevato tasso di mortalità.
Diversi tipi di sifilide
La sifilide si presenta in diverse forme: essa è una malattia infettiva che riguarda soprattutto il tratto genitale, ed i cui sintomi riguardano per lo più la parte superficiale della pelle e delle mucose, causando ulcere ed escoriazioni.
Purtroppo, molto spesso la sifilide viene associata all’HIV, perché l’infezione genitale molto spesso può facilitare anche la trasmissione del virus dell’AIDS: sappiamo, inoltre, che questa malattia infettiva può svilupparsi sia in diverse forme che in stadi differenti, ognuno dei quali è caratterizzato da diversi sintomi e da una prognosi di gravità differente.
Ciò che accomuna, comunque, tutte le forme di sifilide, è la trasmissione: sia che essa avvenga per via genitale, sia che essa avvenga dalla madre al feto, si tratta sempre di una trasmissione da una persona infetta, e per questo motivo è importante prevenire.
A seconda della forma e della tipologia di sifilide, vi possono essere delle manifestazioni cliniche o dei sintomi variabili: in ogni caso, in assenza di un trattamento contro questa patologia, si può assistere ad un decorso progressivo, ma molto dannoso e pericoloso. Se non viene adeguatamente trattata, la sifilide può causare problemi di diverso tipo, che variano dai danni al sistema nervoso al disordine mentale, fino alla morte.
Poiché di sifilide si può morire, sebbene vi siano dei trattamenti contro la patologia, è quindi molto importante saperne riconoscere i sintomi, perché una diagnosi tempestiva può essere un valido aiuto per evitare un decorso fatale.
Ad oggi, grazie all’avanzare della ricerca medica e scientifica, ed agli strumenti diagnostici e terapeutici a disposizione, la sifilide è una malattia che si può controllare e dalla quale si può guarire, a patto, però, che la diagnosi avvenga per tempo.
Vediamo insieme le varie forme di sifilide:
Sifilide primaria
Si dice sifilide primaria l’infezione che avviene con contatto diretto con la persona affetta dalla patologia: in genere, il contatto diretto è il rapporto sessuale, motivo per cui la sifilide è inserita nell’elenco delle MTS, ovvero le malattie sessualmente trasmissibili.
Una volta che la persona è stata infettata. Possono trascorrere dai 10 ai 90 giorni perché avvenga la comparsa dei primi sintomi della malattia: in genere, i sintomi sono di tipo cutaneo, ovvero delle lesioni o piccole ferite, di tipo consistente, ma indolore. La ferita dura per circa 3-6 settimane, e tende a guarire da sola. Tuttavia, è importante che l’infezione vada riconosciuta e trattata adeguatamente, perché se ciò non avviene, l’infezione evolve nello stadio secondario. Poiché in genere queste lesioni sono piccole e non dolorose, è difficile accorgersi subito della presenza della malattia, ma una diagnosi tempestiva è fondamentale per evitare non solo che la sifilide si aggravi, ma anche che il trattamento in seguito possa risultare difficile e particolarmente complesso.
Sifilide secondaria
Si ha la sifilide secondaria quando non è stato effettuato alcun trattamento contro la prima insorgenza della malattia: quando l’infezione iniziale non è stata trattata in maniera adeguata, si ha generalmente un aggravamento che sfocia in questa seconda fase.
La sifilide secondaria si ha generalmente con la presenza di eruzioni cutanee, che sono molto simili alle eruzioni da allergia, ma a differenza di queste, non hanno una precisa sintomatologia ovvero non sono accompagnate da prurito o dolore. In genere queste eruzioni compaiono negli stessi punti in cui si era verificata la comparsa dell’iniziale lesione, sono di colore scuro, e talvolta possono insorgere anche in altri punti del corpo. A queste eruzioni si possono accompagnare anche altri sintomi, come ad esempio febbre, cefalea, calo di peso, stanchezza e spossatezza, mal di gola e rigonfiamento dei linfonodi, sintomo dell’infezione in corso. L’insorgenza di questi sintomi si ha, generalmente, dopo circa 4 settimane dalla prima infezione: se non trattata, ovviamente anche questa fase può evolvere in uno stadio ancora più avanzato.
Sifilide avanzata
Si dice sifilide avanzata o terziaria, lo stadio della sifilide in cui i sintomi possono non essere più evidenti come nelle prime due fasi, ma si verificano dei danni agli organi interni: in sostanza, il paziente è ancora malato e può avere dei problemi molto gravi, anche se non ha alcun tipo di manifestazione esterna.
Generalmente in questa fase scompaiono i sintomi tipici del primo e del secondo stadio: non vi sono lesioni, non vi sono macchie cutanee o eruzioni, ma la persona malata può essere colpita da danni interni, che possono riguardare, per esempio, occhi, fegato, cervello, ossa ed articolazioni.
Per questo motivo questa è una fase davvero molto pericolosa, perché se da un lato non vi sono particolari manifestazioni e sintomatologie esterne, dall’altro lato la malattia lavora in uno stadio latente che la rende molto pericolosa. Bisogna anche aggiungere che questi sintomi possono manifestarsi anche a distanza di molti anni dalle prime manifestazioni, e ciò naturalmente rende tutto più difficile e complicato.
I sintomi che si presentano in questa fase, sebbene inizialmente non evidenti, tendono a manifestarsi con particolari forme che inducono il paziente a rivolgersi al proprio medico, almeno nella maggior parte dei casi: il paziente affetto può avere problemi muscolari, paralisi, cecità graduale, demenza, addirittura può giungere alla morte.
A differenza di quanto avviene negli altri due stadi della malattia, le persone affette dalla sifilide terziaria non sono contagiose.
Sifilide congenita
La sifilide congenita si ha quando la madre trasmette il batterio al figlio: ciò avviene naturalmente durante la gravidanza, quando l’infezione può essere trasmessa al feto generando, nei casi meno gravi, la nascita di un bambino affetto da sifilide congenita (questo è ciò che accade nel 70% dei casi), mentre nei casi più gravi (che riguarda circa il 40%) si ha la morte del feto, e quindi l’aborto.
Il rischio di trasmissione dell’infezione è tanto più elevato quanto più vicino in fatto di tempo è l’inizio della malattia per la madre: se la donna in gravidanza ha contratto la sifilide nei quattro anni precedenti la gravidanza, il rischio che possa trasmettere la malattia al feto è molto alto.
Nel caso ‘fortunato’ in cui il feto riesca a sopravvivere all’infezione (e quindi se non vi è la morte del feto in utero), il bambino nasce già affetto dalla sifilide, ed anche se inizialmente i sintomi possono non essere evidenti, purtroppo senza un adeguato trattamento i danni possono essere molto gravi, anche a livello del sistema nervoso e degli organi interni.
Inoltre, la malattia non trattata può causare complicazioni anche per lo sviluppo del bambino.
Come si trasmette la sifilide?
La trasmissione della malattia avviene generalmente tramite il contatto diretto con la persona affetta dall’infezione: il contatto diretto è in genere il contatto con ulcere o ferite che la persona infetta può avere sul corpo, sia sulle zone genitali che in altri punti del corpo, come ad esempio le mani e la bocca.
Abbiamo detto che esistono diversi stadi di sifilide: mentre nell’ultimo stadio (ovvero nello stadio latente o sifilide terziaria) la trasmissione non avviene perché la persona non è contagiosa, nei primi due stadi è facilissimo che avvenga il contagio, se non si prendono delle precauzioni.
La trasmissione della sifilide avviene, quindi:
- Con il rapporto sessuale con la persona infetta;
- Con il contatto diretto con la persona infetta, che può essere anche diverso dal rapporto sessuale. In ogni caso, essa si trasmette attraverso le ferite e le ulcere che vi sono sul corpo della persona affetta dalla sifilide. A differenza di quanto avviene per altre malattie sessualmente trasmissibili, non vi è la possibilità di contagio indiretto: ciò significa che non è possibile che la malattia sia trasmessa da un individuo all’altro per mezzo di oggetti, strumenti, stoviglie, o indumenti;
- Con il sangue della persona infetta: un tempo questo tipo di trasmissione era molto più frequente, soprattutto con le trasfusioni di sangue. Oggi, grazie ai controlli accurati della medicina, questo tipo di trasmissione è molto meno frequente;
- Dalla madre al feto: la trasmissione dalla madre al feto è possibile durante la gravidanza, con una percentuale molto elevata se la madre ha contratto la sifilide nei precedenti 4 anni.
L’importanza della prevenzione: prevenire la sifilide
Ovviamente, maggiori sono le conoscenze in campo medico sul tema delle malattie sessualmente trasmissibili, maggiore è la possibilità di affrontare preventivamente l’insorgenza di una patologia. Questo significa che la conoscenza, e soprattutto l’informazione, sono fondamentali per consentire all’individuo di mettersi in guardia dalle infezioni e dalle malattie che, purtroppo, possono rivelarsi fatali.
Infatti, sappiamo che se non si procede ad un trattamento adeguato, di sifilide si può anche morire: possono passare anni, anche decenni, ma se la malattia non viene riconosciuta al primo ed al secondo stadio, e quindi se non viene adeguatamente curata l’infezione, l’infezione si acuisce fino a provocare il decesso dell’individuo che ne è affetto.
La migliore arma contro le malattie sessualmente trasmissibili, e quindi contro la sifilide, è la prevenzione: prevenzione significa prima di tutto conoscere i rischi dei rapporti sessuali non protetti, specialmente con persone che non si conoscono o di cui non si hanno elementi di sicurezza, e mettere in atto degli strumenti per difendersi dal contagio.
Poiché il contagio è diretto, per evitare o limitare al massimo il rischio, è molto importante:
- Utilizzare le precauzioni durante un rapporto sessuale: i rapporti non protetti sono molto pericolosi, pertanto è bene utilizzare il preservativo, che oltre a proteggere dal rischio di infezione da sifilide, protegge anche dalle altre malattie sessualmente trasmissibili e dal rischio di gravidanze indesiderate.
- Prestare attenzione alle ferite ed alle ulcere: poiché purtroppo il contagio non avviene solo tramite il rapporto completo, è bene prestare attenzione alla presenza di eventuali ulcere o ferite, escoriazioni e lesioni presenti soprattutto nelle zone genitali. Una buona educazione sessuale e l’assunzione di comportamenti adeguati è di aiuto per limitare i rischi di contagio.
Bisogna inoltre ricordare che anche se vi è la scomparsa dei sintomi iniziali, ciò non significa che si è guariti, anzi, la scomparsa dei primi sintomi può semplicemente indicare la presenza di un’infezione latente, che potrebbe degenerare da un momento all’altro.
Conoscere il proprio partner ed evitare promiscuità sessuale è la prima regola per limitare al massimo il rischio di contrarre malattie infettive come la sifilide.
Il trattamento della sifilide
Una volta che la sifilide è stata diagnosticata dal proprio medico – sulla base di valutazioni obiettive e cliniche – è importante procedere al trattamento della malattia perché l’infezione non tende alla regressione spontanea.
In genere, il farmaco più utilizzato per trattare la malattia è l’antibiotico penicillina, che viene dato in dosaggio e preparazione differente a seconda dello stadio della malattia e della sintomatologia.
Anche la prevenzione è importante in questa fase: fino a che le ferite non saranno completamente guarite, la persona infetta deve evitare ogni rapporto sessuale con nuovi partner, mentre è fondamentale, nel caso di partner sessuali precedenti all’insorgenza dei sintomi, che anche questi vengano controllati con test diagnostici ed adeguatamente trattati.